Panpornografia
La premessa con la quale inizio questo articolo è la mia personale esperienza della sessualità correlata all’era di Internet ma anche del capitalismo e delle sue implicazioni nella tecnologia digitale, tuttavia non andrò a disperdermi nella generalità ma affronterò maggiormente il tema individuale, nonché personale ed esperienziale.
Sappiamo che qualsiasi cosa noi facciamo è collegata alla sessualità, di questo ce ne ha già parlato la psicanalisi, la libido è inconsciamente presente nella nostra interazione sociale sempre presente; ma questo è stato affrontato nel corso del novecento, oltretutto non si tratta neanche di un punto di arrivo, ma invece, di un punto di inizio; ciò che intendo io con Panpornografia invece riguarda una vera conclusione, se noi comunichiamo sessualmente, allora, nell’era della Spettacolarizzazione di Debord le dinamiche di potere utilizzano un linguaggio pornografico. Con Porno, quindi, intendo la definizione tradizionale di rappresentazione iconica della sessualità. Ebbene, nel capitalismo si trova un desiderio, spinto quindi da un bisogno ed è qua che si trovano le soluzioni alle due incognite: il bisogno non è altro che l’apparente primario bisogno sessuale ed il desiderio non è altro, invece, di ciò che apparentemente insegue “genuinamente” il primo, così la società (odierna) ha legittimato la pornografia. Bisogna comprendere, però, che né l’uno né l’altro sono puri e genuini, essi anzi sono costruiti; quando guardiamo video pornografici essi si astraggono, diventano come un raggiungimento spirituale; se abbiamo provato la masturbazione, con il seguente orgasmo, abbiamo notato che quest’ultima non si prova come un effettivo raggiungimento del piacere aspettato ma non è altro che un freno a quest’ultimo. Non ci si accorge di ciò perché apparentemente non si sta “feticizzando” niente, ciò che è spettato viene linguisticamente descritto come un semplice atto sessuale e noi spettatori lo raggiungiamo primitivamente nella soddisfazione del bisogno sessuale nel proprio autoerotismo. Non c’è l’accorgimento reale che il desiderio “sessuale” è veicolato in modo tale da rispettare certi termini, l’apertura di un determinato social network, il ricevimento di certi messaggi istantanei e quindi il consumo digitalizzato essi stessi si presentano come spinti da una pulsione libidinale.
Da questo processo scaturisce la suddetta feticizzazione di ciò che viene mostrato, il bisogno costruito insomma come si caratterizza fattualmente? Chiaramente per soddisfare gli interessi capitalistici vi è una mercificazione ed essa si attua particolarmente in certe zone del corpo umano che vengono impresse come materiale “d’intrattenimento”, oltre a ciò anche un atto sessuale realizzato in un comportamento tale da riprodurre le dinamiche di potere, quali il patriarcato ad esempio. Si fa molto appello all’atto come fine a sé, vengono esagerate le urla di piacere, i primi piani delle zone che dovrebbero essere erogene, le posizioni talvolta, e si va avanti con una lista a non finire. Non si ha più un sesso individuale ma c’è un sesso innanzitutto frenetico ed immediato, in perfetta coerenza con l’istantaneità del consumismo digitale, e poi un sesso de-individualizzato e de-umanizzato (il fetish moderno del tentacle rape ne è solamente l’esempio più lampante), insomma, il sesso non diventa l’atto in cui l’Io incontra l’Altro ma viene tramutato, in perfetta armonia col sistema vigente, in un atto che si conclude nel piacere egoistico, e di che piacere stiamo parlando: la parola piacere viene utilizzata per descrivere quello che sembrerebbe essere “goduria estrema” ma non è che un atto controllato rigorosamente architettato che ha di naturale unicamente il rilascio di dopamina che avviene in quei 3/5 secondi di orgasmo maschile ed eventualmente di quello leggermente più lungo femminile, ma di per sé questo atto non vuol dire nulla, la civiltà e l’ideologia l’hanno fortemente posto su un piano razionale, ma questo è empirico, chi è pornodipendente potrebbe smettere con la masturbazione ma non lo fa poiché la dipendenza è propria del porno e non per l’orgasmo, questo orgasmo che viene tanto esaltato nella pornografia in realtà non esiste, la pornografia non è che completamente autoreferenziale se la prendiamo a priori dell’economia da cui proviene.
Ritornando al titolo di questo articolo, quello che voglio dire è che qualsiasi cosa è correlata al porno nel network, da una parte c’è una “sessualizzazione” generale per cui vari messaggi impliciti nell’utilizzo dei contenuti digitali ci spingono alla pornografia, ma non per causa diretta, innanzitutto c’è da dire che se intendiamo la “libido” come la forza generatrice di Freud, allora la totalità dei nostri comportamenti indotti dai meccanismi di comunicazione digitale, e d’altra parte questo evoca un sentire che ci conduce all’eccitazione, se poi psichica, fisica, inconscia, conscia questo è da vedere, che di rimando ci riporta alla pornografia.